LETTERA DI UNA MADRE CHE RACCONTA COSA ACCADE IN UNA SCUOLA MEDIA

crescere adolescenti consapevoliMia figlia è sempre stata educata al rispetto, all’amore e alla condivisone. Sin da piccola abbiamo cercato di crescerla con la consapevolezza di chi è dal punto di vista spirituale e all’uso dei suoi talenti innati, liberamente.
In Italia non esiste ancora una scuola che accolga questi bambini speciali. La scuola primaria l’ha frequentata privatamente dove utilizzavano in piccola parte il metodo Montessori e tutto è andato “abbastanza bene”.
Appena entrata nella scuola pubblica, la tragedia si è rovesciata su di lei.
Premetto che sono una madre che accoglie sia le critiche che le differenze. Trasmetto a mia figlia che ancora non esiste un mondo perfetto, come vorremmo noi, pertanto deve cercare di cavarsela da sola e a difendersi, con rispetto. Le ripeto inoltre che la vita è un avventura e deve imparare a non lasciarsi condizionare da quello che gli altri vogliono che lei sia.

“Molto probabilmente la tua libertà di Essere scuote le loro menti, causandoti isolamento, solitudine e gelosia. Tu sei un seme di speranza e fiorire in questa confusione, presuppone che tu diventi molto coraggiosa”.

Le mie parole a volte non sono sufficienti e tutto il mio amore per ciò in cui credo a volte mi lascia perplessa. Pochi giorni fa mia figlia mi ha raccontato l’ennesima disavventura chiedendomi di voler cambiare scuola o al massimo la sezione.
Mi sono ascoltata e ho elaborato “come è possibile continuare ad insegnare in questo modo e pensare che i bambini di oggi subiscano passivamente il travaso di una conoscenza preconfezionata da parte di un insegnante che voglia soltanto replicare ed espandere se stesso, senza consapevolezza. Tra l’altro la parola insegnare a livello etimologico significa appunto segnare, imprimere “imprimere un segno” e che bel segno che lasciano queste persone.
Sappiamo che la scuola tradizionale utilizza un metodo che i nostri cari insegnanti hanno acquisito con tanti anni di studio, gavetta e concorsi su concorsi. Ma è un metodo antico, non è più adatto per educare questi bambini, ragazzi, ed basato sulla logica e sulla razionalità. Si enfatizza la competizione instillando la paura con minacce e voti.
Comunque, ritornando alla disavventura di mia figlia, questo è ciò che è accaduto.
Premetto che non abbiamo la televisione per scelta, lei la guarda solo in rari casi, quando è in casa di amici o dai nonni. Come tutti i giorni, al rientro da scuola le chiedo di raccontarmi qualcosa di bello che è accaduto, ma lei è silenziosa. Dopo due miei episodi mattutini, lei si sfoga. “Oggi ci hanno fatto vedere un film bruttissimo: durante l’ora di musica l’insegnante ci ha obbligati a vedere il film “Il pianista”. Durante la proiezione in aula si era creato silenzio. Nessuno parlava, anzi, quasi tutti piangevano ed erano impauriti da quelle visioni” mi racconta. Poi, visto che mia figlia non ha, come si suol dire, peli sulla lingua, dice alla professoressa che secondo lei non è un film educativo, anzi, lei si sente molto male.

Tale insegnante, le risponde a tono sostenendo che deve “crescere” e deve vedere cosa è accaduto in passato, smettendola di infastidirla.

Deve crescere?

Obbligata a vedere atti di violenza, dolorosi? Deve abituarsi subito a come funziona la vita, per evitare di ripetere gli errori del passato?

Ma di chi stiamo parlando? Quale passato? Quali errori non deve commettere?

Nel far rivivere la storia e atti come questi, si instillano nei bambini le paure per futuro altrettanto terribile.

Lei è un’anima pura, speciale come tutti i bambini della nuova era. Lei è stata cresciuta nell’amore e sta sviluppando il suo senso critico. Non è stata educata all’obbedienza cieca e alla passività. Queste sono le cause per cui una persona adulta diventa manipolabile. E’ così che deve crescere mia figlia? Nella totale sudditanza e scarsità di pensiero creativo?

Credo che la rabbia e la frustrazione siano ancora dentro di me. Lo so!

Non penso solo a mia figlia, ma a tutti quei bambini che sentono dentro di loro il desiderio di vivere la loro vita secondo ideali diversi, di Pace e Serenità.

In questi giorni mia figlia è particolarmente triste, perché sente che gli insegnanti sono tutti contro di lei, ovviamente esiste una forte collaborazione tra di loro, sostenendosi a vicenda. Dapprima in due la fermano chiedendole come mai vuole cambiare sezione? “Non ti trovi bene con i tuoi compagni, le chiedono?” e lei messa in difficoltà non sapeva cosa rispondere, visto che l’insegnante fastidiosa era proprio una di quelle. Due giorni dopo l’altra insegnante le risponde che deve smetterla di rispondere sempre contrariamente.

Parlare con gli insegnanti significherebbe crearle ulteriori problemi nell’ambito scolastico. Esistono due realtà e visioni della vita con ideali e approcci, completamente diversi.

Grazie per lo sfogo.

Una mamma consapevole

Carla

E tu cosa avresti fatto? Come ti saresti comportato?

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5 thoughts on “LETTERA DI UNA MADRE CHE RACCONTA COSA ACCADE IN UNA SCUOLA MEDIA

  1. Lasciala decidere da sola , continua ad essere la mamma stupenda che sei . Accoglila , ma falle fare l’esperienza che sceglie , neanche x noi è stata facile , tutt’altro e ancora ci poniamo mille domande proprio perché ci siamo dissociato da quel sistema , ci viviamo dentro e la cosa più difficile è la tolleranza . Ognuno ha un tipo di energia ed evoluzione anche questa nuova meravigliosa generazione , stare in un posto che ti fa stare così male significa donare tanto di sé all’altro perché inevitabilmente queste insegnanti riceveranno tanti perché se mai vorranno ascoltare il loro cuore e avere il coraggio di andare fuori dal coro . Ma tua figlia si merita di pensare a se stessa perché se si è forti si può sostenere l’attrito che genera il cambiamento . Il sacrificio è cosa da vecchi insegnamenti . Dimostrare di avere una volontà DI SCEGLIERE anche se così giovane sarà molto più utile a tutti , noi genitori compresi che ancora un pò soffriamo di tanta opposizione abbiamo trovato nel corso della nostra realizzazione , sostienila ma dalle tu soprattutto l’esempio di libertà , alle medie sperimenta 🙂 è la sua officina di crescita . Un bacio dal mio al tuo cuore, mamma della nuova era .

  2. Hai mai pensato all’homeschooling? Io, da secchiona felice d’imparare e di scoprire il Mondo attraverso questo servizio che ci offre lo Stato, sono andata a 5 anni appena compiuti perché all’asilo mi annoiavo… l’anno scorso ho ritirato mio figlio da una scuola (che non è più la stessa) che lo stava massacrando, calpestando l’autostima e cercando di omologarlo a tutti i costi. I tempi stressanti su cui è creata la scuola pubblica (spesso in certe zone solo a tempo pieno) costruita sulle esigenze degli adulti e non dei bambini, l’insegnamento frontale e vecchio stampo, la rigidità mentale e anche il fatto di doversi interfacciare con bambini spesso “istituzionalizzati (cioè cresciuti dai 6 mesi nei nidi per tutto il giorno) ha fatto deprimere mio figlio che mi chiedeva perché non gli volessi più bene, convinto di essersi sbagliato quando mi ha scelto come genitore prima di nascere, pensando che io l’avrei capito, e di voler ricominciare daccapo per non avere questi brutti ricordi dell’infanzia… (crede nella reincarnazione) lui che era entrato come uno dei bambini più svegli, intelligenti e creativi della classe, era ridotto così… (e lascio perdere tutti i disturbi ipotetici che cercavano di affibbiargli). Che sia un bambino della nuova era, un bambino plusdotato (come sembrerebbe dai primi test effettuati) a 4 anni, appena iniziato l’asilo mi ha detto che la sua vita era finita, sempre uguale – ci si alza, si va lì, si torna, due giochi e a letto – ogni giorno uguale. Mi dicevano che doveva accettare le regole e adeguarsi (cioè omologarsi…) Avevo paura di non riuscire più a ritrovare in lui quella gioia che aveva prima d’iniziare questo percorso… e la nostra vita familiare era diventata un inferno tra recuperi di compiti e malumore! Dopo mesi di homeschooling siamo felici, frequentiamo una rete di persone che hanno scelto il nostro stesso percorso, i bambini fanno cose stupende insieme e poi ognuno a casa personalizza il proprio approccio all’apprendimento. Le opportunità di far evolvere lo spirito, la mente e il cuore, connettersi con la Natura e aprirsi al Mondo sono infinite, tutte nelle vostre mani!! In piena libertà e consapevolezza! 🙂
    In bocca al Lupo!

    • Cara Carmen conosco l’homeschooling, credo che possa essere una possibilità di educare i nuovi bambini…sicuramente chi sceglie questa strada deve essere molto equilibrato, avere sempre risorse a disposizione, ma soprattutto tempo. Grazie della condivisone, con gioia!

  3. Ho letto con molta attenzione questa lettera.
    Lavoro (anche) nella scuola, come collaboratore esterno per progetti di cinema e educazione al linguaggio audiovisivo nella scuola primaria e nella scuola media.
    Il film Il pianista è un film per adulti, cioè – secondo la categorizzazione data da Agis – Regione Lombardia – visibile e proponibile a scuola solo per ragazzi che abbiano compiuto 16 anni.
    Mostrarlo alla scuola media, seppur in un contesto formativo, è davvero un errore di valutazione delle risorse dei ragazzi che dovrebbero comunque essere rispettati e accompagnati nei loro sentimenti di angoscia o timore vedendo un film, qualunque esso sia.
    I bambini e i ragazzi con cui lavoro hanno il permesso di uscire dall’aula video se hanno paura o possono chiedermi che io venga a sedermi vicino a loro, se capiscono che ciò consente loro di proseguire la visione.
    Capita a tutti e perfino con i disegni animati!

    Aggiungo inoltre che la tematica del film, per quanto importante come quando si tratta della Shoah, non giustifica mai la proposta cinematografica. Il Pianista è un film che volutamente calca il pedale dell’angoscia e della claustrofobia (pur non vedendosi mai nulla di brutale nel suo esito, siamo noi spettatori ad intuire i risvolti violentissimi di quelle azioni crudeli, perché il sentimento prevale sulla oggettiva visione delle immagini), è un film per molti versi autobiografico, fatto da dentro i ricordi di un bambino, ora anziano regista, che scappò realmente a quegli orrori. La sua scelta artistica è forte e i ragazzi non la possono comprendere. Soprattutto se, come penso, non viene presentata adeguatamente, anche nelle sue caratteristiche tecnico-linguistiche. Il fine (parlare della Shoah) non giustifica mai i mezzi (utilizzare un film inadeguato).

    Gli insegnanti non sanno da che parte prendere il cinema e le sue proposte (idem dicasi per tivù e altri mezzi di comunicazione), nonostante ci siano eccellenti momenti formativi a loro disposizione. Uno per tutti è la rivista Il Ragazzo Selvaggio, il cui abbonamento viene rimborsato dallo Stato come spesa di formazione dei docenti o della scuola (potresti proporre all’insegnante di tua figlia di abbonarsi).

    Concludo con un suggerimento per tua figlia: ricordale che, per quanto tratto da fatti realmente accaduti, un film è sempre finzione. Questo va detto ai ragazzi, più e più volte, specialmente finito “l’incanto” dell’infanzia. Li aiuta a prendere le distanze: quello che vedi è stato pensato e scritto come un copione teatrale, gli attori hanno studiato una parte e l’hanno recitata, sono stati cuciti costumi d’epoca e ricostruite vie, strade, piazze. Nessun uomo è morto per fare questo film e nessun animale ha sofferto. Il film provoca in te delle reazioni emotive, dei sentimenti, delle risposte, delle domande. Questo è il suo compito provocatorio. Ma tu sei qui e ora, al sicuro, a scuola, a casa. Questo film è un racconto e tale deve rimanere.

    Un abbraccio!

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